L’unica misura dell’amore è amare senza misura.
Qual è, nella Legge, il più grande comandamento? Lo sapevano tutti in Israele qual era: il terzo, quello che prescrive di santificare il Sabato, perché anche Dio lo aveva osservato (Genesi 2,2). La risposta di Gesù, come al solito, spiazza e va oltre: non cita nessuna delle dieci parole, ma colloca al cuore del Vangelo la stessa cosa che sta nel cuore della vita: tu amerai. Un verbo al futuro, come per un viaggio mai finito... che è desiderio, attesa, profezia di felicità per ognuno. Il percorso della fede inizia con un «sei amato» e si conclude con un «amerai». In mezzo germoglia la nostra risposta al corteggiamento di Dio. Amerai Dio con tutto il tuo cuore e il prossimo tuo come te stesso. Gesù non aggiunge nulla di nuovo: la prima e la seconda parola sono già scritte nel Libro. La novità sta nel fatto che le due parole fanno insieme una sola parola, la prima. L'averle separate è l'origine dei nostri mali, dei fondamentalismi, di tutte le arroganze, del triste individualismo. Ma amare che cosa? Amare l'Amore stesso. Se amo Dio, amo ciò che lui è: vita, compassione, perdono, bellezza; ogni briciola di pane buono, un atto di coraggio, un abbraccio rassicurante, un'intuizione illuminante, un angolo di armonia. Amerò ciò che Lui più ama: l'uomo, di cui è orgoglioso. Ma amare come? Mettendosi in gioco interamente. Lasciando risuonare e agire la forza di quell'aggettivo «tutto», ribadito quattro volte. Il tutto di cuore, mente, anima, forza. Noi pensiamo che la santità consista nella moderazione delle passioni. Ma dov'è mai questa moderazione nella Bibbia? L'unica misura dell'amore è amare senza misura. Amerai con tutto, con tutto, con tutto... Fare così è già guarigione dell'uomo, ritrovare l'unità, la convergenza di tutte le facoltà, la nostra pienezza felice: «Ascolta, Israele. Questi sono i comandi del Signore... perché tu sia felice» (Deuteronomio 6,1-3). Non c'è altra risposta al desiderio profondo di felicità dell'uomo, nessun'altra risposta al male del mondo che questa soltanto: amerai Dio e il prossimo. Per raccontare l'amore verso il prossimo Gesù regala la parabola del samaritano buono (Luca 10,29-37). Per indicare come amare Dio con tutto il cuore, non sceglie né una parabola, né una immagine, ma una donna, Maria di Betania «che seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola» (Luca 10, 38). Gesù ha trovato che il modo di ascoltare di Maria fosse la «scelta migliore», la più idonea a raccontare come si ami Dio: come un'amica che siede ai suoi piedi, sotto la cupola d'oro dell'amicizia, e lo ascolta, rapita, e non lascerà cadere neppure una delle sue parole. Amare Dio è ascoltarlo, come bambini, come innamorati.
La santità secondo papa Francesco
La santità secondo papa Francesco: Santi non sono superuomini, ma amici di Dio I Santi, sottolinea nella prima Festa di Ognissanti da Papa, il primo novembre 2013, sono “gli amici di Dio”, perché nella loro vita “hanno vissuto in comunione profonda con Dio”. Francesco traccia dunque un identikit dei Santi che, avverte subito, “non sono superuomini, né sono nati perfetti”. I Santi, ribadisce, “sono come noi, come ognuno di noi”, hanno vissuto “una vita normale”, ma hanno “conosciuto l’amore di Dio” e lo hanno “seguito con tutto il cuore, senza condizioni e ipocrisie”. Da che cosa dunque si riconosce questa Santità? “I Santi, risponde il Papa, sono uomini e donne che hanno la gioia nel cuore e la trasmettono agli altri”. La gioia, dunque, tratto distintivo dei Santi, in contrapposizione alla “faccia da funerale” che, lo dice tante volte, hanno alcuni cristiani che non vivono bene la loro fede.
Tutti i cristiani sono chiamati alla santità, nessuno escluso Altra caratteristica dei Santi è l’umiltà. Nell’omelia mattutina a Casa Santa Marta, il 9 maggio 2014, Francesco si sofferma sulla figura di San Giovanni Paolo II. E osserva che “il grande atleta di Dio” finisce “annientato dalla malattia. Umiliato come Gesù”. La testimonianza di Karol Wojtyla, rammenta, mostra che la regola della santità “è diminuire perché il Signore cresca” e per questo occorre “la nostra umiliazione”. Nulla di più lontano dunque dall’immagine di persone con “superpoteri”. “La differenza tra gli eroi e i Santi – spiega ancora in quella omelia – è la testimonianza, l’imitazione di Gesù Cristo: andare sulla via di Gesù”. Altro tema particolarmente a cuore a Jorge Mario Bergoglio è “l’universale vocazione alla santità”. A questo dedica l’udienza generale del 19 novembre 2014. “Tutti i cristiani, in quanto battezzati – sottolinea – hanno uguale dignità davanti al Signore e sono accomunati dalla stessa vocazione che è quella alla santità”. Questa, afferma il Papa, “è un dono che viene offerto a tutti, nessuno escluso, per cui costituisce il carattere distintivo di ogni cristiano”. E aggiunge che “per essere Santi, non bisogna per forza essere vescovi, preti o religiosi”, “tutti siamo chiamati a diventare Santi”. Anche i Santi hanno i loro peccati, ma sanno pentirsi e chiedere perdono Francesco mette in guardia da un’idea dei Santi con “la faccia da immaginetta”. E’ qualcosa di molto più profondo ed è alimentata da gesti, “tanti piccoli passi”, che ognuno può compiere laddove vive e lavora. “Ogni stato di vita – è la sua esortazione – porta alla santità, sempre!”. Un anno dopo, il primo novembre 2015, nella Messa al Cimitero del Verano, Francesco si sofferma sulla “strada per raggiungere la vera Beatitudine”, la santità. E osserva che i Santi sono miti e pazienti. Una via, quella della mitezza e della pazienza, che ha percorso Gesù. Nel 2016 torna più volte sul tema nelle Messe a Casa Santa Marta. Il 19 gennaio, incentrando l’omelia su Davide, annota che anche nella vita dei Santi ci sono tentazioni e peccati. La vita del re d’Israele è eloquente al riguardo: Santo e peccatore. Aveva i suoi peccati, “é stato anche un assassino”, ma alla fine li riconosce e chiede perdono. Una storia, conclude il Papa, che fa pensare che “non c’è alcun Santo senza passato, neppure alcun peccatore senza futuro”. Il 24 maggio avverte invece che la santità “non si può comprare e non si vende”. E’ un dono da accogliere. Un dono e un cammino. “La santità – sottolinea Francesco – è un cammino alla presenza di Dio” e “non può farlo un altro nel mio nome”. “Un cammino – dice ancora – che si deve fare con coraggio, con la speranza e con la disponibilità di ricevere questa grazia”.
Siamo anche noi ciechi e mendicanti come Bartimeo
Un mendicante cieco: l'ultimo della fila, un naufrago della vita, relitto abbandonato al buio nella polvere di una strada di Palestina. Poi improvvisamente tutto si mette in moto: passa Gesù ed è come un piccolo turbine, si riaccende il motore della vita, soffia un vento di futuro. Bartimeo comincia a gridare: Gesù, abbi pietà. È, tra tutte, la preghiera più cristiana ed evangelica, la più umana. Rimasta nelle nostre liturgie, nel suono antico di «Kyrie eleison» o di «Signore, pietà», confinata purtroppo nell'ambito riduttivo dell'atto penitenziale. Non di perdono si tratta. Quando preghiamo così, come ciechi, donne o lebbrosi del Vangelo, dobbiamo liberare in volo tutto lo splendido immaginario che preme sotto questa formula, e che indica grembo di madre, vita generata e partorita di nuovo. La misericordia di Dio comprende tutto ciò che serve alla vita dell'uomo. Bartimeo non domanda pietà per i suoi peccati, ma per i suoi occhi spenti. Invoca il Donatore di vita in abbondanza: mostrati padre, sentiti madre di questo figlio che ha fatto naufragio, ridammi alla luce! La folla fa muro al suo grido: Taci! Disturbi! Terribile pensare che davanti a Dio la sofferenza sia fuori luogo, che il dolore possa disturbare. Ma è così ancora, abbiamo ritualizzato la religione e un grido fuori programma disturba. Ma la vita è un fuori programma continuo: la vita non è un rito. C'è nell'uomo un gemito, di cui abbiamo perso l'alfabeto; un grido, su cui non riusciamo a sintonizzarci. Invece il rabbi ascolta e risponde. E si libera tutta l'energia della vita. Lo notiamo dai gesti, quasi eccessivi: Bartimeo non parla, grida; non si toglie il mantello, lo getta; non si alza da terra, ma balza in piedi. La fede porta con sé un balzo in avanti, porte che si spalancano, sentieri nel sole, un di più illogico e bello. Credere è acquisire bellezza del vivere. Bartimeo guarisce come uomo, prima che come cieco. Guarisce in quella voce che lo accarezza: qualcuno si è accorto di lui, qualcuno lo tocca, anche solo con una voce amica, e lui esce dal suo naufragio umano: l'ultimo comincia a riscoprirsi uno come gli altri. È chiamato con amore e allora la sua vita si riaccende, si rialza in piedi, si precipita, anche senza vedere, verso una voce, orientato da una parola buona che ancora vibra nell'aria. Sentire che qualcuno ci ama rende fortissimi. Anche noi ci orientiamo nella vita come il mendicante cieco di Gerico, forse senza vedere chiaro, ma sull'eco della Parola di Dio, ascoltata nel Vangelo, nella voce intima che indica la via, negli eventi della storia, nel gemito e nel giubilo del creato. E che continua a seminare occhi nuovi e luce nuova sulla terra.
Cammino di formazione per famiglie
Cammino di formazione per famiglie: Calendario incontri-annuncio 2018 - 2019
14 Ottobre 2018 È possibile credere oggi? Quale buona notizia per la società di oggi. Lettura sociologica della realtà. Relatore: Giuseppe Goisis
11 Novembre 2018 La fede nei momenti bui. La crisi, castigo di Dio od opportunità di crescita? Relatore: Silvano Bordignon
2 Dicembre 2018 Le vere parole di Gesù. Il Vangelo si può prendere alla lettera? Relatrice: Lidia Maggi (in attesa di conferma)
20 Gennaio 2019 Il credo fai da te. La fede cristiana con le altre religioni. Relatrice: Fabiola Dall’Agnol
17 Marzo 2019 Lo scandalo dei poveri. “Ero straniero e non mi avete accolto” (Mt.25,43). Relatore: Nicoletta e Antonio Calò
5 Maggio 2019 Il linguaggio delle immagini sacre. La cappella di Rupnik a Chiampo. Relatrice: Rita Barbato
Gli incontri avranno luogo presso il Centro Parrocchiale di Vallà alle ore 15.00 nei giorni in calendario.
LA FAMIGLIA TUA…E QUELLA DEGLI ALTRI.
SCOPRI la famiglia…la tua e quella degli altri.
L’amore sa scoprire sempre nuove attese, nuove speranze.
CONOSCI la famiglia, la tua e quella degli altri,
di quella conoscenza di amore che sa comprendere e donare.
AIUTA la famiglia, la tua e quella degli altri. L’amore vero saprà dirti
cosa fare per aiutare.
DIFENDI la famiglia, la tua e quella degli altri,
il dono dell’unione profonda e vera in Gesù sia la sua difesa e la sua gioia.
SENTI la famiglia, la tua e quella degli altri.
Allora scoprirai un mondo stupendo: io, tu, noi…uniti nel volerci bene.
ACCOGLI la famiglia, la tua e quella degli altri,
con una generosità, dimentica di sé, che non conosca limiti nel donare.
SOSTIENI la famiglia, la tua e quella degli altri.
La vita conosce difficoltà e ansie: diffondi pace e accresci speranza.
GODI della famiglia, della tua e di quella degli altri.
Aiuta a godere dei doni di Dio, perché intorno s’irradi la luce.
AMMIRA la famiglia, la tua e quella degli altri:
perla preziosa nel campo del mondo,
meraviglia della vita che corre nel tempo.
RINGRAZIA della famiglia, della tua e di quella degli altri:
e con te altri si sentiranno FIGLI del Padre che è nei cieli e in Gesù
loderanno il dono che rimane eterno.
È gradita la presenza dei figli.
Per loro verrà organizzato, da simpatici animatori, un momento di:
amicizia- scambio / attività – creatività / allegria – festa
Nella gerarchia di Dio chi ama occupa il posto più alto
Giovanni, il discepolo preferito, il migliore, il fine teologo, si mette di fronte a Gesù e gli chiede, con il fare proprio di un bambino: «Voglio che tu mi dia quello che chiedo. A me e a mio fratello». Eppure Gesù lo ascolta e rilancia con una bellissima domanda: «Cosa vuoi che io faccia per voi?». «Vogliamo i primi posti!» Dopo tre anni di strade, di malati guariti, di uomini e donne sfamati, dopo tre annunci della morte in croce, è come se non avessero ancora capito niente. Ed ecco ancora una volta tutta la pedagogia di Gesù, paziente e luminosa. Invece di arrabbiarsi o di scoraggiarsi, il Maestro riprende ad argomentare, a spiegare il suo sogno di un mondo nuovo. Non sapete quello che chiedete! Non capite quali corde oscure andate a toccare con questa domanda, quale povero cuore, quale povero mondo nasce da queste fame di potere. E la dimostrazione arriva immediatamente: gli altri dieci apostoli hanno sentito e si indignano, si ribellano, unanimi nella gelosia, accomunati dalla stessa competizione per essere i primi. Adesso non solo i due figli di Zebedeo (i boanerghes, i figli del tuono, irruenti e autoritari come indica il loro soprannome), ma tutti e dodici vengono chiamati di nuovo da Gesù, chiamati vicino. E spalanca loro l'alternativa cristiana: tra voi non sia così. I grandi della terra dominano sugli altri, si impongono... Tra voi non così! Credono di governare con la forza... tra voi non è così! Gesù prende le radici del potere e le capovolge al sole e all'aria: Chi vuole diventare grande tra voi sia il servitore di tutti. Servizio, il nome difficile dell'amore grande. Ma che è anche il nome nuovo, il nome segreto della civiltà. Anzi, è il nome di Dio. Come assicura Gesù: Non sono venuto per procurarmi dei servi, ma per essere io il servo. La più sorprendente, la più rivoluzionaria di tutte le autodefinizioni di Gesù. Parole che danno una vertigine: Dio mio servitore! Vanno a pezzi le vecchie idee su Dio e sull'uomo: Dio non è il padrone e signore dell'universo al cui trono inginocchiarsi tremando, ma è Lui che si inginocchia ai piedi di ogni suo figlio, si cinge un asciugamano e lava i piedi, e fascia le ferite. Se Dio è nostro servitore, chi sarà nostro padrone? L'unico modo perché non ci siano più padroni è essere tutti a servizio di tutti. E questo non come riserva di viltà, ma come moltiplicazione di coraggio. Gesù infatti non convoca uomini e donne incompiuti e sbiaditi, ma pienamente fioriti, regali, nobili, fieri, liberi. Belli della bellezza di un Dio con le mani impigliate nel folto della vita, custode che veglia, con combattiva tenerezza, su tutto ciò che fiorisce sotto il suo sole.
Carità e comunità
- Corso di formazione per volontari Caritas La Caritas Tarvisina, nell’ottica della formazione permanente, organizza un corso per i volontari che intendono formarsi per svolgere servizio presso la propria Caritas parrocchiale e di collaborazione, ma è rivolto anche a tutti coloro che desiderano riflettere sulla povertà e sul modo di operare Caritas, in vista di un impegno futuro o per una crescita personale. Appuntamenti: · 22/10 - La relazione di prossimità · 29/10 - La promozione umana · 5/11 - A servizio di una comunità Nel Patronato S. Pio X (parrocchia S. Maria della Pieve) in Borgo Pieve a Castelfranco V.to, dalle 20.30 alle 22.30. Info 0422 1578011, 0422 1578009, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
domenica 28 ottobre CASTAGNATA
Domenica 28/10: ore 10.00 nel giardino della canonica mercatino dell’usato e colazione all’aperto.
Con il mercatino sosterremo un progetto missionario. Nel pomeriggio presso il giardino di Villa Cecconi giochi per ragazzi e bambini e castagnata.
Il ricavato andrà per il centro parrocchiale.
INCONTRI DI PREGHIERA
Le comunità di San Lorenzo in Poggiana e di San Giovanni Battista in Vallà organizzano un itinerario spirituale di preghiera aperto a tutti per approfondire l’amore di Dio per ognuno di noi. Un’occasione per pregare insieme e per rimettere al centro Gesù Cristo nella nostra vita personale, di famiglia e di comunità. INCONTRO DI PREGHIERA: “Il Signore è buono con chi spera in Lui, con l’anima che lo cerca”.
GIOVEDì 25 OTTOBRE in chiesa parrocchiale a Vallà
GIOVEDì 22 NOVEMBRE in chiesa parrocchiale a Poggiana
GIOVEDì 13 DICEMBRE in chiesa parrocchiale a Vallà. L’incontro si svolgerà dalle ore 20.45 alle ore 21.45.
Per facilitare la partecipazione di tutti si consiglia di non collocare altri impegni parrocchiali durante tutta la settimana. Anche il Consiglio Pastorale parrocchiale previsto per lunedì 22 ottobre viene sospeso per dare spazio alla preghiera.
domenica 21 ottobre - giornata missionaria mondiale 2018
Giovani per il Vangelo: è questo il nuovo slogan della Giornata Missionaria Mondiale 2018. Si tratta di una scelta che la Fondazione Missio, in quanto organismo pastorale della Cei, suggerisce alle nostre comunità diocesane, facendo tesoro delle indicazioni fornite dal Comitato esecutivo delle Pontificie Opere Missionarie con l’approvazione del Card. Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Il suddetto Comitato ha infatti proposto che il tema generale della Giornata fosse: “Insieme ai giovani, portiamo il Vangelo a tutti”, in linea con i contenuti della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi che si svolgerà a Roma il prossimo Ottobre dal titolo “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Da rilevare che due sono le dimensioni che caratterizzano la lettura e dunque il significato dello slogan “Giovani per il Vangelo”. Anzitutto si evince una valenza fortemente vocazionale, in riferimento alla necessità impellente di giovani disposti a dare la vita per l’annuncio e la testimonianza del Vangelo e dunque la causa del Regno. Dall’altra vi è il richiamo alla freschezza dell’impegno ad gentes che riguarda le comunità cristiane nel loro complesso, indipendentemente dall’età anagrafica. Per essere missionari/e bisogna sempre e comunque avere un cuore giovane.
Incontri per catechisti - progetto SICAR
Comunichiamo per tempo le date da segnare nel proprio calendario: ·
Giovedì 15/11 - Il Progetto Sicar e le comunità (rel. don Alberto Zanetti) ·
Giovedì 22/11 - Sulle strade di Gesù. Dalla Galilea a Gerusalemme (rel. Francesca Negro)
Giovedì 29/11 - Rinati a vita nuova (rel. Tatiana Radaelli c.p.d.) ·
Giovedì 6/12 - Una collaborazione leale ed esplicita (rel. Ufficio di Pastorale Familiare) Presso Oratorio di Castello di Godego, alle ore 20.30.
Iscrizioni nella serata del 1° incontro.
Beati gli insoddisfatti se diventano cercatori di tesori
Gesù uscito sulla strada, e vuol dire: Gesù libero maestro, aperto a tutti gli incontri, a chiunque incroci il suo cammino o lo attenda alla svolta del sentiero. Maestro che insegna l'arte dell'incontro. Ed ecco un tale, uno senza nome, gli corre incontro: come uno che ha fretta, fretta di vivere. Come faccio per ricevere la vita eterna? Termine che non indica la vita senza fine, ma la vita stessa dell'Eterno. Gesù risponde elencando cinque comandamenti e un precetto (non frodare) che non riguardano Dio, ma le persone; non come hai creduto, ma come hai amato. Questi trasmettono vita, la vita di Dio che è amore. Maestro, però tutto questo io l'ho già fatto, da sempre. E non mi ha riempito la vita. Vive quella beatitudine dimenticata e generativa che dice: “Beati gli insoddisfatti, perché diventeranno cercatori di tesori”. Ora fa anche una esperienza da brivido, sente su di sé lo sguardo di Gesù, incrocia i suoi occhi amanti, può naufragarvi dentro: Gesù fissò lo sguardo su di lui e lo amò. E se io dovessi continuare il racconto direi: adesso gli va dietro, adesso subisce l'incantamento del Signore, non resiste a quegli occhi... Invece la conclusione del racconto va nella direzione che non ti aspetti: Una cosa ti manca, va', vendi, dona ai poveri... Sarai felice se farai felice qualcuno; fai felici altri se vuoi essere felice. E poi segui me: capovolgere la vita. Le bilance della felicità pesano sui loro piatti la valuta più pregiata dell'esistenza, che sta nel dare e nel ricevere amore. Il maestro buono non ha come obiettivo inculcare la povertà in quell'uomo ricco e senza nome, ma riempire la sua vita di volti e di nomi. E se ne andò triste perché aveva molti beni. Nel Vangelo molti altri ricchi si sono incontrati con Gesù: Zaccheo, Levi, Lazzaro, Susanna, Giovanna. Che cosa hanno di diverso questi ricchi che Gesù amava, sui quali con il suo gruppo si appoggiava? Hanno saputo creare comunione: Zaccheo e Levi riempiono le loro case di commensali; Susanna e Giovanna assistono i dodici con i loro beni (Luca 8,3). Le regole del Vangelo sul denaro si possono ridurre a due soltanto: a) non accumulare, b) quello che hai, ce l'hai per condividerlo. Non porre la tua sicurezza nell'accumulo, ma nella condivisione. Seguire Cristo non è un discorso di sacrifici, ma di moltiplicazione: lasciare tutto ma per avere tutto. Infatti il Vangelo continua: Pietro allora prese a dirgli: Signore, ecco noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito, cosa avremo in cambio? Avrai in cambio cento volte tanto, avrai cento fratelli e un cuore moltiplicato. Non rinuncia, se non della zavorra che impedisce il volo, il Vangelo è addizione di vita.
Preghiera per l'apertura dell'anno pastorale
Donaci, Signore Gesù, il coraggio di camminare insieme sulle strade percorse ogni giorno dalle donne e dagli uomini di questa nostra Chiesa, da te amati e redenti: strade di lutti e di feste, di affetti e di solitudini, di speranze e di amarezze, di accoglienze e di rifiuti. Lungo queste strade noi, Chiesa in uscita, vogliamo portarti ma anche incontrarti, perché Tu sei lì che ci attendi, come avvenne presso il pozzo per la donna di Samaria. Rinnova le nostre comunità rendendole Chiesa accogliente e Chiesa in missione. Aiutaci a scrutare il nostro tempo con sguardo evangelico; aiutaci a “giudicare da noi stessi” per scorgere, “dal versante giusto, quello del terzo giorno”, i segni e le promesse di bene, i desideri e le tracce di amore che Tu semini nel mondo: “umili bagliori” della Luce che Tu sei, e che diverrà nel tuo Giorno splendore che incanta per sempre. Amen.
+ Gianfranco Agostino Gardin, Vescovo di Treviso
Pellegrinaggio in Turchia
Dal 2 al 10 luglio 2019 don Daniele Vettor organizza un pellegrinaggio in Turchia sulle orme di San Paolo.
Per saperne di più telefonare al suo cellulare 3405780807.
Se tutto il Vangelo sta in un bicchiere d’acqua
Maestro, quell'uomo guariva e liberava, ma non era dei nostri, non era in regola, e noi glielo abbiamo impedito. Come se dicessero: i malati non sono un problema nostro, si arrangino, prima le regole. I miracoli, la salute, la libertà, il dolore dell'uomo possono attendere. Non era, non sono dei nostri. Tutti lo ripetono: gli apostoli di allora, i partiti, le chiese, le nazioni, i sovranisti. Separano. Invece noi vogliamo seguire Gesù, l'uomo senza barriere, il cui progetto si riassume in una sola parola “comunione con tutto ciò che vive”: non glielo impedite, perché chi non è contro di noi è per noi. Chiunque aiuta il mondo a fiorire è dei nostri. Chiunque trasmette libertà è mio discepolo. Si può essere uomini che incarnano sogni di Vangelo senza essere cristiani, perché il regno di Dio è più vasto e più profondo di tutte le nostre istituzioni messe insieme. È bello vedere che per Gesù la prova ultima della bontà della fede sta nella sua capacità di trasmettere e custodire umanità, gioia, pienezza di vita. Questo ci pone tutti, serenamente e gioiosamente, accanto a tanti uomini e donne, diversamente credenti o non credenti, che però hanno a cuore la vita e si appassionano per essa, e sono capaci di fare miracoli per far nascere un sorriso sul volto di qualcuno. Stare accanto a loro, sognando la vita insieme (Evangelii gaudium). Gesù invita i suoi a passare dalla contrapposizione ideologica alla proposta gioiosa, disarmata, fidente del Vangelo. A imparare a godere del bene del mondo, da chiunque sia fatto; a gustare le buone notizie, bellezza e giustizia, da dovunque vengano. A sentire come dato a noi il sorso di vita regalato a qualcuno: chiunque vi darà un bicchiere d'acqua non perderà la sua ricompensa. Chiunque, e non ci sono clausole, appartenenze, condizioni. La vera distinzione non è tra chi va in chiesa e chi non ci va, ma tra chi si ferma accanto all'uomo bastonato dai briganti, si china, versa olio e vino, e chi invece tira dritto. Un bicchiere d'acqua, il quasi niente, una cosa così povera che tutti hanno in casa. Gesù semplifica la vita: tutto il Vangelo in un bicchiere d'acqua. Di fronte all'invasività del male, Gesù conforta: al male contrapponi il tuo bicchiere d'acqua; e poi fidati: il peggio non prevarrà. Se il tuo occhio, se la tua mano ti scandalizzano, tagliali... metafore incisive per dire la serietà con cui si deve aver cura di non sbagliare la vita e per riproporre il sogno di un mondo dove le mani sanno solo donare e i piedi andare incontro al fratello, un mondo dove fioriscono occhi più luminosi del giorno, dove tutti sono dei nostri, tutti amici della vita, e, proprio per questo, tutti secondo il cuore di Dio.