Il Signore elimina il concetto di nemico
Gesù ha appena proiettato nel cielo della pianura umana il sogno e la rivolta del Vangelo. Ora pronuncia il primo dei suoi “amate”. Amate i vostri nemici . Lo farai subito, senza aspettare; non per rispondere ma per anticipare; non perché così vanno le cose, ma per cambiarle. La sapienza umana però contesta Gesù: amare i nemici è impossibile. E Gesù contesta la sapienza umana: amatevi altrimenti vi distruggerete. Perché la notte non si sconfigge con altra tenebra; l'odio non si batte con altro odio sulle bilance della storia. Gesù vuole eliminare il concetto stesso di nemico. Tutti attorno a noi, tutto dentro di noi dice: fuggi da Caino, allontanalo, rendilo innocuo. Poi viene Gesù e ci sorprende: avvicinatevi ai vostri nemici, e capovolge la paura in custodia amorosa, perché la paura non libera dal male. E indica otto gradini dell'amore, attraverso l'incalzare di verbi concreti: quattro rivolti a tutti: amate, fate, benedite, pregate; e quattro indirizzati al singolo, a me: offri, non rifiutare, da', non chiedere indietro. Amore fattivo quello di Gesù, amore di mani, di tuniche, di prestiti, di verbi concreti, perché amore vero non c'è senza un fare. Offri l'altra guancia, abbassa le difese, sii disarmato, non incutere paura, mostra che non hai nulla da difendere, neppure te stesso, e l'altro capirà l'assurdo di esserti nemico. Offri l'altra guancia altrimenti a vincere sarà sempre il più forte, il più armato, e violento, e crudele. Fallo, non per passività morbosa, ma prendendo tu l'iniziativa, riallacciando la relazione, facendo tu il primo passo, perdonando, ricominciando, creando fiducia. «A chi ti strappa la veste non rifiutare neanche la tunica», incalza il maestro, rivolgendosi a chi, magari, non possiede altro che quello. Come a dire: da' tutto quello che hai. La salvezza viene dal basso! Chi si fa povero salverà il mondo con Gesù (R. Virgili). Via altissima. Il maestro non convoca eroi nel suo Regno, né atleti chiamati a imprese impossibili. E infatti ecco il regalo di questo Vangelo: come volete che gli uomini facciano a voi così anche voi fate a loro. Ciò che desiderate per voi fatelo voi agli altri: prodigiosa contrazione della legge, ultima istanza del comandamento è il tuo desiderio. Il mondo che desideri, costruiscilo. «Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo» (Gandhi). Ciò che desideri per te, ciò che ti tiene in vita e ti fa felice, questo tu darai al tuo compagno di strada, oltre l'eterna illusione del pareggio del dare e dell'avere. È il cammino buona della umana perfezione. Legge che allarga il cuore, misura pigiata, colma e traboccante, che versa gioia nel grembo della vita
Ritiro in preparazione alla Pasqua
Desidero spendere una parola in più per questa iniziativa che ha alle spalle una bella tradizione. Si tratta di un ritiro aperto a tutti gli adulti delle parrocchie in preparazione alla Pasqua. Invito tutti gli operatori pastorali e tutte le persone che, pur non essendo impegnate in parrocchia, desiderano approfondire la fede. Vi aspetto numerosi.
Il ritiro si terrà Sabato 23/03 presso ‘Santuario della Pieve’ a Chiampo (VI)
Il programma sarà il seguente: · Partenza ore 7.00 davanti alla Chiesa in Vallà. Per Poggiana ore 6.50 · Catechesi di Don Daniele, · Confessioni, Santa Messa, Via Crucis. · Ore 12.30 Pranzo in ristorante · Rientro ore 17.30 Costo: € 35 con versamento per prenotazione di € 10. Disponibilità: 50 posti.
Iscrizioni fino al 17/3: · Vallà Lucietti Sonia 3333625638, Didonè Valeria 3482601920, Sbeghen Assunta 3349949971, Marinetto Anna 0423746116 · Poggiana: Deborah Ceron 3474773103, Bruna Cremasco 3339929965
«Beati voi». Ma il nostro pensiero dubita
L'essere umano è un mendicante di felicità, ad essa soltanto vorrebbe obbedire. Gesù lo sa, incontra il nostro desiderio più profondo e risponde. Per quattro volte annuncia: beati voi, e significa: in piedi voi che piangete, avanti, in cammino, non lasciatevi cadere le braccia, siete la carovana di Dio. Nella Bibbia Dio conosce solo uomini in cammino: verso terra nuova e cieli nuovi, verso un altro modo di essere liberi, cittadini di un regno che viene. Gli uomini e le donne delle beatitudini sono le feritoie per cui passa il mondo nuovo. Beati voi, poveri! Certo, il pensiero dubita. Beati voi che avete fame, ma nessuna garanzia ci è data. Beati voi che ora piangete, e non sono lacrime di gioia, ma gocce di dolore. Beati quelli che sentono come ferita il disamore del mondo. Beati, perché? Perché povero è bello, perché è buona cosa soffrire? No, ma per un altro motivo, per la risposta di Dio. La bella notizia è che Dio ha un debole per i deboli, li raccoglie dal fossato della vita, si prende cura di loro, fa avanzare la storia non con la forza, la ricchezza, la sazietà, ma per seminagioni di giustizia e condivisione, per raccolti di pace e lacrime asciugate. E ci saremmo aspettati: beati perché ci sarà un capovolgimento, una alternanza, perché i poveri diventeranno ricchi. No. Il progetto di Dio è più profondo e più delicato. Beati voi, poveri, perché vostro è il Regno, qui e adesso, perché avete più spazio per Dio, perché avete il cuore libero, al di là delle cose, affamato di un oltre, perché c'è più futuro in voi. I poveri sono il grembo dove è in gestazione il Regno di Dio, non una categoria assistenziale, ma il laboratorio dove si plasma una nuova architettura del mondo e dei rapporti umani, una categoria generativa e rivelativa. Beati i poveri, che di nulla sono proprietari se non del cuore, che non avendo cose da donare hanno se stessi da dare, che sono al tempo stesso mano protesa che chiede, e mano tesa che dona, che tutto ricevono e tutto donano. Ci sorprende forse il guai. Ma Dio non maledice, Dio è incapace di augurare il male o di desiderarlo. Si tratta non di una minaccia, ma di un avvertimento: se ti riempi di cose, se sazi tutti gli appetiti, se cerchi applausi e il consenso, non sarai mai felice. I guai sono un lamento, anzi il compianto di Gesù su quelli che confondono superfluo ed essenziale, che sono pieni di sé, che si aggrappano alle cose, e non c'è spazio per l'eterno e per l'infinito, non hanno strade nel cuore, come fossero già morti. Le beatitudini sono la bella notizia che Dio regala vita a chi produce amore, che se uno si fa carico della felicità di qualcuno il Padre si fa carico della sua felicità.
11 FEBBRAIO XXVII GIORNATA MONDIALE DEL MALATO:
La nostra vita si mette in cammino, avanza, cammina, corre dietro a un desiderio forte che nasce da una assenza o da un vuoto che chiedono di essere colmati. Che cosa mancava ai quattro pescatori del lago per convincerli ad abbandonare barche e reti e a mettersi in cammino dietro a quello sconosciuto, senza neppure domandarsi dove li avrebbe condotti? Avevano il lavoro e la salute, una casa, una famiglia, la fede, tutto il necessario per vivere, eppure qualcosa mancava. E non era un'etica migliore, non un sistema di pensiero più evoluto. Mancava un sogno. Gesù è il custode dei sogni dell'umanità: ha sognato per tutti cieli nuovi e terra nuova. I pescatori sapevano a memoria la mappa delle rotte del lago, del quotidiano piccolo cabotaggio tra Betsaida, Cafarnao e Magdala, dietro agli spostamenti dei pesci. Ma sentivano in sé il morso del più, il richiamo di una vita dal respiro più ampio. Gesù offre loro la mappa del mondo, anzi un altro mondo possibile; offre un'altra navigazione: quella che porta al cuore dell'umanità «vi farò pescatori di uomini», li tirerete fuori dal fondo dove credono di vivere e non vivono, li raccoglierete per la vita, e mostrerete loro che sono fatti per un altro respiro, un'altra luce, un altro orizzonte. Sarete nella vita donatori di più vita. Gesù si rivolge per tre volte a Simone: ·lo pregò di scostarsi da riva: lo prega, chiede un favore, lui è il Signore che non si impone mai, non invade le vite; ·getta le reti: Simone dentro di sé forse voleva solo ritornare a riva e riposare, ma qualcosa gli fa dire: va bene, sulla tua parola getterò le reti. Che cosa spinge Pietro a fidarsi? Non ci sono discorsi sulla barca, solo sguardi, ma per Gesù guardare una persona e amarla erano la stessa cosa. Simone si sente amato. ·non temere, tu sarai: ed è il futuro che si apre; Gesù vede me oltre me, vede primavere nei nostri inverni e futuro che già germoglia. E le reti si riempiono. Simone davanti al prodigio si sente stordito: Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore. Gesù risponde con una reazione bellissima che m'incanta: non nega questo, ma lui non si lascia impressionare dai difetti di nessuno, dentro il presente lui crea futuro. E abbandonate le barche cariche del loro piccolo tesoro, proprio nel momento in cui avrebbe più senso restare, seguono il Maestro verso un altro mare. Sono i “futuri di cuore”. Vanno dietro a lui e vanno verso l'uomo, quella doppia direzione che sola conduce al cuore della vita. Chi come loro lo ha fatto, ha sperimentato che Dio riempie le reti, riempie la vita, moltiplica libertà, coraggio, fecondità, non ruba niente e dona tutto. Che rinunciare per lui è uguale a fiorire.
Rinunciare per il Signore significa fiorire: riempie la vita
La nostra vita si mette in cammino, avanza, cammina, corre dietro a un desiderio forte che nasce da una assenza o da un vuoto che chiedono di essere colmati. Che cosa mancava ai quattro pescatori del lago per convincerli ad abbandonare barche e reti e a mettersi in cammino dietro a quello sconosciuto, senza neppure domandarsi dove li avrebbe condotti? Avevano il lavoro e la salute, una casa, una famiglia, la fede, tutto il necessario per vivere, eppure qualcosa mancava. E non era un'etica migliore, non un sistema di pensiero più evoluto. Mancava un sogno. Gesù è il custode dei sogni dell'umanità: ha sognato per tutti cieli nuovi e terra nuova. I pescatori sapevano a memoria la mappa delle rotte del lago, del quotidiano piccolo cabotaggio tra Betsaida, Cafarnao e Magdala, dietro agli spostamenti dei pesci. Ma sentivano in sé il morso del più, il richiamo di una vita dal respiro più ampio. Gesù offre loro la mappa del mondo, anzi un altro mondo possibile; offre un'altra navigazione: quella che porta al cuore dell'umanità «vi farò pescatori di uomini», li tirerete fuori dal fondo dove credono di vivere e non vivono, li raccoglierete per la vita, e mostrerete loro che sono fatti per un altro respiro, un'altra luce, un altro orizzonte. Sarete nella vita donatori di più vita. Gesù si rivolge per tre volte a Simone: ·lo pregò di scostarsi da riva: lo prega, chiede un favore, lui è il Signore che non si impone mai, non invade le vite; ·getta le reti: Simone dentro di sé forse voleva solo ritornare a riva e riposare, ma qualcosa gli fa dire: va bene, sulla tua parola getterò le reti. Che cosa spinge Pietro a fidarsi? Non ci sono discorsi sulla barca, solo sguardi, ma per Gesù guardare una persona e amarla erano la stessa cosa. Simone si sente amato. ·non temere, tu sarai: ed è il futuro che si apre; Gesù vede me oltre me, vede primavere nei nostri inverni e futuro che già germoglia. E le reti si riempiono. Simone davanti al prodigio si sente stordito: Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore. Gesù risponde con una reazione bellissima che m'incanta: non nega questo, ma lui non si lascia impressionare dai difetti di nessuno, dentro il presente lui crea futuro. E abbandonate le barche cariche del loro piccolo tesoro, proprio nel momento in cui avrebbe più senso restare, seguono il Maestro verso un altro mare. Sono i “futuri di cuore”. Vanno dietro a lui e vanno verso l'uomo, quella doppia direzione che sola conduce al cuore della vita. Chi come loro lo ha fatto, ha sperimentato che Dio riempie le reti, riempie la vita, moltiplica libertà, coraggio, fecondità, non ruba niente e dona tutto. Che rinunciare per lui è uguale a fiorire.
Giornata per la vita: germoglia una speranza
«Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa» (Is 43,19). L’annuncio di Isaia al popolo testimonia una speranza affidabile nel domani di ogni donna e ogni uomo, che ha radici di certezza nel presente, in quello che possiamo riconoscere dell’opera sorgiva di Dio, in ciascun essere umano e in ciascuna famiglia. È vita, è futuro nella famiglia! L’esistenza è il dono più prezioso fatto all’uomo, attraverso il quale siamo chiamati a partecipare al soffio vitale di Dio nel figlio suo Gesù. Questa è l’eredità, il germoglio, che possiamo lasciare alle nuove generazioni: «facciano del bene, si arricchiscano di opere buone, siano pronti a dare e a condividere: così si metteranno da parte un buon capitale per il futuro, per acquistarsi la vita vera» (1Tim 6, 18-19).
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Esperienza "Vangelo nelle case"
Riprende anche quest’anno l’ascolto della Parola di Dio nelle famiglie con due gruppi che si ritrovano nella famiglia di Stocco Loris via Ferretto 9 e nella famiglia di Baggio Renato via Ca Miane 9/B. La bellezza di questa esperienza consiste nella possibilità di poter conoscere Gesù attraverso l’approfondimento del Vangelo di Luca e di condividere con chi partecipa quanto la Parola suggerisce. In questo clima di fraternità spirituale l’augurio è che si possa aprire il cuore ad altre persone lontane dalla fede e aiutarle a conoscere quel Gesù che ha conquistato il nostro cuore. Vi aspettiamo in molti a condivide questa esperienza di fede. Moderatori di questi due gruppi saranno Pia Mazzocca e Lucietti Sonia. I gruppi di ascolto sono aperti a tutti e chiunque può aggiungersi in qualsiasi momento. Calendario prossimi incontri: 12/2; 26/2; 12/3; 26/3
Persecuzione «marchio» di garanzia dei profeti
La sinagoga è rimasta incantata davanti al sogno di un mondo nuovo che Gesù ha evocato: tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati! Poi, quasi senza spiegazione: pieni di sdegno, lo condussero sul ciglio del monte per gettarlo giù. Dalla meraviglia alla furia. Nazaret passa in fretta dalla fierezza e dalla festa per questo figlio che torna circondato di fama, potente in parole ed opere, ad una sorta di furore omicida. Come la folla di Gerusalemme quando, negli ultimi giorni, passa rapidamente dall'entusiasmo all'odio: crocifiggilo! Perché? Difficile dirlo. In ogni caso, tutta la storia biblica mostra che la persecuzione è la prova dell'autenticità del profeta. Fai anche da noi i miracoli di Cafarnao! Non cercano Dio, cercano un taumaturgo a disposizione, pronto ad intervenire nei loro piccoli o grandi naufragi: uno che ci stupisca con effetti speciali, che risolva i problemi e non uno che ci cambi il cuore. Vorrebbero dirottare la forza di Dio fra i vicoli del loro paese. Ma questo non è il Dio dei profeti. Gesù, che aveva parlato di una bella notizia per i poveri, di sguardo profondo per i ciechi, di libertà, viene dai compaesani ricondotto dalla misura del mondo al piccolo recinto di Nazaret, dalla storia profonda a ciò che è solo spettacolare. E quante volte accadrà! Assicuraci pane e miracoli e saremo dalla tua parte! Moltiplica il pane e ti faremo re (Gv 6,15). Ma Gesù sa che con il pane e i miracoli non si liberano le persone, piuttosto ci si impossessa di loro e Dio non si impossessa, Dio non invade. E risponde quasi provocando i suoi compaesani, collocandosi nella scia della più grande profezia biblica, raccontando di un Dio che ha come casa ogni terra straniera, protettore a Zarepta di Sidone di vedove forestiere, guaritore di generali nemici d'Israele. Un Dio di sconfinamenti, la cui patria è il mondo intero, la cui casa è il dolore e il bisogno di ogni uomo. Gesù rivela il loro errore più drammatico: si sono sbagliati su Dio. «Sbagliarci su Dio è il peggio che ci possa capitare. Perché poi ti sbagli su tutto, sulla storia e sul mondo, sul bene e sul male, sulla vita e sulla morte» (D.M. Turoldo). Allora lo condussero sul ciglio del monte per gettarlo giù. Ma come sempre negli interventi di Dio, improvvisamente si verifica uno strappo nel racconto, un buco bianco, un ma. Ma Gesù passando in mezzo a loro si mise in cammino. Un finale a sorpresa. Non fugge, non si nasconde, passa in mezzo a loro, aprendosi un solco come di seminatore, mostrando che si può ostacolare la profezia, ma non bloccarla. «Non puoi fermare il vento, gli fai solo perdere tempo» (G. Gaber). Non puoi fermare il vento di Dio.
Cana, i nostri cuori come anfore da riempire
C'è una festa grande, in una casa di Cana di Galilea: le porte sono aperte, come si usa, il cortile è pieno di gente, gli invitati sembrano non bastare mai alla voglia della giovane coppia di condividere la festa, in quella notte di fiaccole accese, di canti e di balli. C'è accoglienza cordiale perfino per tutta la variopinta carovana che si era messa a seguire Gesù, salendo dai villaggi del lago. Il Vangelo di Cana coglie Gesù nelle trame festose di un pranzo nuziale, in mezzo alla gente, mentre canta, ride, balla, mangia e beve, lontano dai nostri falsi ascetismi. Non nel deserto, non nel Sinai, non sul monte Sion, Dio si è fatto trovare a tavola. La bella notizia è che Dio si allea con la gioia delle sue creature, con il vitale e semplice piacere di esistere e di amare: Cana è il suo atto di fede nell'amore umano. Lui crede nell'amore, lo benedice, lo sostiene. Ci crede al punto di farne il caposaldo, il luogo originario e privilegiato della sua evangelizzazione. Gesù inizia a raccontare la fede come si racconterebbe una storia d'amore, una storia che ha sempre fame di eternità e di assoluto. Il cuore, secondo un detto antico, è la porta degli dei. Anche Maria partecipa alla festa, conversa, mangia, ride, gusta il vino, danza, ma insieme osserva ciò che accade attorno a lei. Il suo osservare attento e discreto le permette di vedere ciò che nessuno vede e cioè che il vino è terminato, punto di svolta del racconto: (le feste di nozze nell'Antico Testamento duravano in media sette giorni, cfr. Tb 11,20, ma anche di più). Non è il pane che viene a mancare, non il necessario alla vita, ma il vino, che non è indispensabile, un di più inutile a tutto, eccetto che alla festa o alla qualità della vita. Ma il vino è, in tutta la Bibbia, il simbolo dell'amore felice tra uomo e donna, tra uomo e Dio. Felice e sempre minacciato. Non hanno più vino, esperienza che tutti abbiamo fatto, quando ci assalgono mille dubbi, e gli amori sono senza gioia, le case senza festa, la fede senza slancio. Maria indica la strada: qualunque cosa vi dica, fatela. Fate ciò che dice, fate il suo Vangelo, rendetelo gesto e corpo, sangue e carne. E si riempiranno le anfore vuote del cuore. E si trasformerà la vita, da vuota a piena, da spenta a felice. Più Vangelo è uguale a più vita. Più Dio equivale a più io. Il Dio in cui credo è il Dio delle nozze di Cana, il Dio della festa, del gioioso amore danzante; un Dio felice che sta dalla parte del vino migliore, del profumo di nardo prezioso, che sta dalla parte della gioia, che soccorre i poveri di pane e i poveri di amore. Un Dio felice, che si prende cura dell'umile e potente piacere di vivere. Anche credere in Dio è una festa, anche l'incontro con Dio genera vita, porta fioriture di coraggio, una primavera ripetuta.
Il dono più prezioso dei Magi? Il loro stesso viaggio
Epifania, festa dei cercatori di Dio, dei lontani, che si sono messi in cammino dietro a un loro profeta interiore, a parole come quelle di Isaia. «Alza il capo e guarda». Due verbi bellissimi: alza, solleva gli occhi, guarda in alto e attorno, apri le finestre di casa al grande respiro del mondo. E guarda, cerca un pertugio, un angolo di cielo, una stella polare, e da lassù interpreta la vita, a partire da obiettivi alti. Il Vangelo racconta la ricerca di Dio come un viaggio, al ritmo della carovana, al passo di una piccola comunità: camminano insieme, attenti alle stelle e attenti l'uno all'altro. Fissando il cielo e insieme gli occhi di chi cammina a fianco, rallentando il passo sulla misura dell'altro, di chi fa più fatica. Poi il momento più sorprendente: il cammino dei Magi è pieno di errori: perdono la stella, trovano la grande città anziché il piccolo villaggio; chiedono del bambino a un assassino di bambini; cercano una reggia e troveranno una povera casa. Ma hanno l'infinita pazienza di ricominciare. Il nostro dramma non è cadere, ma arrenderci alle cadute. Ed ecco: videro il bambino in braccio alla madre, si prostrarono e offrirono doni. Il dono più prezioso che i Magi portano non è l'oro, è il loro stesso viaggio. Il dono impagabile sono i mesi trascorsi in ricerca, andare e ancora andare dietro ad un desiderio più forte di deserti e fatiche. Dio desidera che abbiamo desiderio di Lui. Dio ha sete della nostra sete: il nostro regalo più grande. Entrati, videro il Bambino e sua madre e lo adorarono. Adorano un bambino. Lezione misteriosa: non l'uomo della croce né il risorto glorioso, non un uomo saggio dalle parole di luce né un giovane nel pieno del vigore, semplicemente un bambino. Non solo a Natale Dio è come noi, non solo è il Dio-con-noi, ma è un Dio piccolo fra noi. E di lui non puoi avere paura, e da un bambino che ami non ce la fai ad allontanarti. Informatevi con cura del Bambino e poi fatemelo sapere perché venga anch'io ad adorarlo! Erode è l'uccisore di sogni ancora in fasce, è dentro di noi, è quel cinismo, quel disprezzo che distruggono sogni e speranze. Vorrei riscattare queste parole dalla loro profezia di morte e ripeterle all'amico, al teologo, all'artista, al poeta, allo scienziato, all'uomo della strada, a chiunque: Hai trovato il Bambino? Ti prego, cerca ancora, accuratamente, nella storia, nei libri, nel cuore delle cose, nel Vangelo e nelle persone; cerca ancora con cura, fissando gli abissi del cielo e gli abissi del cuore, e poi raccontamelo come si racconta una storia d'amore, perché venga anch'io ad adorarlo, con i miei sogni salvati da tutti gli Erodi della storia e del cuore.
Attendere è l'infinito del verbo “amare”
Attendere: infinito del verbo amare. Solo le madri sanno come si attende. E infatti il vangelo ci offre, mentre il Natale è qui, la guida di due donne in attesa. Maria si mise in viaggio in fretta. Ecco il genio femminile: l'alleanza con un'altra donna, Elisabetta. Da sola non sa se ce la farebbe a portare il peso del mistero, del miracolo. Invece insieme faranno rinascere la casa di Dio. Maria va leggera, portata dal futuro che è in lei, e insieme pesante di vita nuova, di quel peso dolce che mette le ali e fa nascere il canto: una giovane donna che emana libertà e apertura. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. L'anziana, anche lei catturata dal miracolo, benedice la giovane: benedetta tu fra le donne, che sono tutte benedette. Dove Dio giunge, scende una benedizione, che è una forza di vita che dilaga dall'alto, che produce crescita d'umano e di futuro, come nella prima di tutte le benedizioni: Dio li benedisse dicendo «crescete e moltiplicatevi» (Gen 1,28). Due donne sono i primi profeti del nuovo testamento, e le immagino avvicinarsi «a braccia aperte,/ inizio di un cerchio / che un amore più vasto / compirà» (Margherita Guidacci). Il canto del magnificat non nasce nella solitudine, ma nell'abbraccio di due donne, nello spazio degli affetti. Le relazioni umane sono il sacramento di Dio quaggiù. Magnifica l'anima mia il Signore. Maria canta il «più grande canto rivoluzionario d'avvento» (D. Bonhoeffer), coinvolge poveri e ricchi, potenti e umili, sazi e affamati di vita nel sogno di un mondo nuovo. Mi riempie di gioia il fatto che in Maria, la prima dei credenti, la visita di Dio abbia l'effetto di una musica, di una lieta energia. Mentre noi sentiamo la prossimità di Dio come un dito puntato, come un esame da superare, Maria sente Dio venire come un tuffo al cuore, come un passo di danza a due, una stanchezza finita per sempre, un vento che fa fremere la vela del futuro. È così bello che la presenza di Dio produca l'effetto di una forza di giustizia dirompente, che scardina la storia, che investe il mondo dei poveri e dei ricchi e lo capovolge: quelli che si fidano della forza sono senza troni, i piccoli hanno il nido nella mani di Dio. Il Vangelo, raccontando la visita di Maria ad Elisabetta, racconta anche che ogni nostro cammino verso l'altro, tutte le nostre visite, fatte o accolte, hanno il passo di Dio e il sapore di una benedizione. Il Natale è la celebrazione della santità che c'è in ogni carne, la certezza che ogni corpo è una finestra di cielo, che l'uomo ha Dio nel sangue; che dentro il battito umile e testardo del suo cuore batte - come nelle madri in attesa- un altro cuore, e non si spegnerà più.
Iniziative di carità
Ricordo al centro della chiesa la cassetta che raccoglie offerte per l’infanzia missionaria. Questa iniziativa è promossa dalla chiesa universale ed e un modo concreto per iniziare l’anno civile nella solidarietà con i bambini poveri. Nella celebrazione del pomeriggio raccogliamo i salvadanai consegnati ai ragazzi del catechismo all’inizio dell’Avvento. Da Lunedì 7 a venerdì 11 il parroco sarà assente dalla parrocchia per un corso di esercizi spirituali. Telefonare solo per questioni urgenti. È gradito un ricordo nella preghiera affinché l’esperienza spirituale possa essere fruttuosa per la fede del parroco e porti così beneficio anche per la comunità.
Il cammino sinodale continua nelle collaborazioni
Carissimi operatori pastorali e membri del Consiglio pastorale parrocchiale vi raggiungo con questo messaggio per ricordarvi che continua il cammino sinodale di discernimento sulla volontà di Dio sulla nostra vita di fede. A tale proposito vi invito a contattarmi per ricevere il secondo sussidio preparato dalla diocesi con le indicazioni per il discernimento comunitario sulle tre scelte: ·Curare l’accoglienza e l’inserimento delle nuove coppie nella comunità cristiana. · Incrementare “stili di vita” maggiormente evangelici. ·Curare una conversione alla prossimità. Ogni membro del CPP si senta coinvolto e responsabile in questo delicato momento della storia della chiesa e della nostra comunità. Le opportunità che si presentano di fronte interpellano tutti, consacrati e laici, e tutti si devono impegnare per trasmettere la fede alle nuove generazioni, trovando nuove strade per incarnare il Vangelo di Gesù Cristo. All’interno del sussidio ti invito a leggere da pag. 5 a pag. 26 e a rispondere per scritto alle domande che trovi a pag. 25 e 26. Questa preparazione personale ci permetterà di essere più snelli nel lavoro di gruppo e più profondi nella condivisione. Prima di rispondere alle domande invoca lo Spirito Santo con una preghiera che trovi a pag. 53-56 e mantieni un dialogo con Dio mentre affronti la tematica proposta. Non sentire questa proposta come un esercizio scolastico, ma come un’opportunità per esercitare il tuo ministero all’interno della parrocchia nella quale stai vivendo.
Gli appuntamenti che ci vedranno coinvolti per il cammino sinodale saranno i seguenti e coinvolgeranno i membri del CPP e tutti gli operatori pastorali che desiderano unirsi al nostro impegno: ·
5 febbraio ad Altivole insieme ai membri dei CPP di tutta la Collaborazione di Riese Altivole. In questo incontro rifletteremo sulla prima scelta (pag. 15-26 del sussidio n 2). ·
4 marzo a Vallà per i membri del CPP e per tutti gli operatori pastorali interessati di Poggiana e Vallà. (pag. 27-37 del sussidio n 2).
8 aprile a Poggiana per i membri del CPP e per tutti gli operatori pastorali interessati di Poggiana e Vallà. (pag. 39-48 del sussidio n 2)
I potenti alzano barriere, Dio le supera
Una pagina solenne, quasi maestosa dà avvio al racconto dell'attività pubblica di Gesù. Un lungo elenco di re e sacerdoti a tracciare la mappa del potere politico e religioso dell'epoca, e poi, improvvisamente, il dirottamento, la svolta. La Parola di Dio vola via dal tempio e dalle grandi capitali, dal sacerdozio e dalle stanze del potere, e raggiunge un giovane, figlio di sacerdoti e amico del deserto, del vento senza ostacoli, del silenzio vigile, dove ogni sussurro raggiunge il cuore. Giovanni, non ancora trent'anni, ha già imparato che le uniche parole vere sono quelle diventate carne e sangue. Che non si tirano fuori da una tasca, già pronte, ma dalle viscere, quelle che ti hanno fatto patire e gioire. Ecco, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Non è l'annunciatore che porta l'annuncio, è l'annuncio che lo porta, lo incalza, lo sospinge: e percorreva tutta la regione del Giordano. La parola di Dio è sempre in volo in cerca di uomini e donne, semplici e veri, per creare inizi e processi nuovi. Raddrizzate, appianate, colmate... Quel giovane profeta un po' selvatico dipinge un paesaggio aspro e difficile, che ha i tratti duri e violenti della storia: ogni violenza, ogni esclusione e ingiustizia sono un burrone da colmare. Ma è anche la nostra geografia interiore: una mappa di ferite mai guarite, di abbandoni patiti o inflitti, le paure, le solitudini, il disamore... C'è del lavoro da fare, un lavoro enorme: spianare e colmare, per diventare semplici e diritti. E se non sarò mai una superstrada, non importa, sarò un piccolo sentiero nel sole. Vangelo che conforta: – anche se i potenti del mondo alzano barriere, cortine di bugie, muri ai confini, Dio trova la strada per raggiungere proprio me e posarmi la mano sulla spalla, la parola nel grembo, niente lo ferma; – chi conta davvero nella storia? Chi risiede in una reggia? Erode sarà ricordato solo perché ha tentato di uccidere quel bambino; Pilato perché l'ha condannato. Conta davvero chi si lascia abitare dal sogno di Dio, dalla sua parola. L'ultima riga del Vangelo è bellissima: ogni uomo vedrà la salvezza. Ogni uomo? Sì, esattamente questo. Dio vuole che tutti siano salvi, e non si fermerà davanti a burroni o montagne, neppure davanti alla tortuosità del mio passato o ai cocci della mia vita. Una delle frasi più impressionanti del Concilio Vaticano Secondo afferma: «Ogni uomo che fa esperienza dell'amore, viene in contatto con il Mistero di Cristo in un modo che noi non conosciamo» (Gaudium et spes 22). Cristo raggiunge ogni uomo, tutti gli uomini, e l'amore è la sua strada. E nulla vi è di genuinamente umano che non raggiunga a sua volta il cuore di Dio.