Pellegrinaggio a Castelmonte e S. Vito al Tagliamento
Le parrocchie di Vallà e Poggiana organizzano il 29 settembre p.v. un pellegrinaggio al Santuario Mariano di Castelmonte e al Santuario di Madonna della Rosa a S. Vito al Tagliamento (PN). · Ore 5.50 Partenza da Poggiana · Ore 6.00 Partenza da Vallà · Ore 10.00 S. Messa al Santuario, possibilità delle confessioni e visita. · Ore 12.15 Pranzo in ristorante · Ore 15.00 Visita al Santuario Madonna di Rosa Il costo complessivo per la partecipazione è di €. 45 con quota di adesione di €. 10 da versare all’iscrizione. Il saldo sarà versato al momento della partenza. Le iscrizioni sono aperte fino al 24 settembre.
Per Vallà: Anna Marinetto 0423/746116 Sbeghen Assunta 0423/748074 Lucietti Sonia 333/3625638. Per Poggiana: Cremasco Bruna 333/9929965
FESTA DELL’ESALTAZIONE DELLA CROCE
FESTA DELL’ESALTAZIONE DELLA CROCE La festa in onore della Croce venne celebrata la prima volta nel 335, in occasione della “Crucem” sul Golgota, e quella dell'"Anàstasis", cioè della Risurrezione. La dedicazione avvenne il 13 dicembre. Col termine di "esaltazione", che traduce il greco hypsòsis, la festa passò anche in Occidente, e a partire dal secolo VII, essa voleva commemorare il recupero della preziosa reliquia fatto dall'imperatore Eraclio nel 628. Della Croce trafugata quattordici anni prima dal re persiano Cosroe Parviz, durante la conquista della Città santa, si persero definitivamente le tracce nel 1187, quando venne tolta al vescovo di Betlem che l'aveva portata nella battaglia di Hattin. La celebrazione odierna assume un significato ben più alto del leggendario ritrovamento da parte della pia madre dell'imperatore Costantino, Elena. La glorificazione di Cristo passa attraverso il supplizio della croce e l'antitesi sofferenza-glorificazione diventa fondamentale nella storia della Redenzione: Cristo, incarnato nella sua realtà concreta umano-divina, si sottomette volontariamente all'umiliante condizione di schiavo (la croce, dal latino "crux", cioè tormento, era riservata agli schiavi) e l'infamante supplizio viene tramutato in gloria imperitura. Così la croce diventa il simbolo e il compendio della religione cristiana. La stessa evangelizzazione, operata dagli apostoli, è la semplice presentazione di "Cristo crocifisso". Il cristiano, accettando questa verità, "è crocifisso con Cristo", cioè deve portare quotidianamente la propria croce, sopportando ingiurie e sofferenze, come Cristo, gravato dal peso del "patibulum" (il braccio trasversale della croce, che il condannato portava sulle spalle fino al luogo del supplizio dov'era conficcato stabilmente il palo verticale), fu costretto a esporsi agli insulti della gente sulla via che conduceva al Golgota. Le sofferenze che riproducono nel corpo mistico della Chiesa lo stato di morte di Cristo, sono un contributo alla redenzione degli uomini, e assicurano la partecipazione alla gloria del Risorto.
MIGRANTI, DALLA PAURA ALL’ACCOGLIENZA
Gli occhi sbarrati e lo sguardo vitreo di chi si vede sottratto in extremis all’abisso che ha inghiottito altre vite umane sono solo l’ultima immagine di una tragedia alla quale non ci è dato di assuefarci. Ci sentiamo responsabili di questo esercito di poveri, vittime di guerre e fame, di deserti e torture. È la storia sofferta di uomini e donne e bambini che – mentre impedisce di chiudere frontiere e alzare barriere – ci chiede di osare la solidarietà, la giustizia e la pace. Come Pastori della Chiesa non pretendiamo di offrire soluzioni a buon mercato. Rispetto a quanto accade non intendiamo, però, né volgere lo sguardo altrove, né far nostre parole sprezzanti e atteggiamenti aggressivi. Non possiamo lasciare che inquietudini e paure condizionino le nostre scelte, determino le nostre risposte, alimentino un clima di diffidenza e disprezzo, di rabbia e rifiuto. Animati dal Vangelo di Gesù Cristo continuiamo a prestare la nostra voce a chi ne è privo. Camminiamo con le nostre comunità cristiane, coinvolgendoci in un’accoglienza diffusa e capace di autentica fraternità. Guardiamo con gratitudine a quanti – accanto e insieme a noi – con la loro disponibilità sono segno di compassione, lungimiranza e coraggio, costruttori di una cultura inclusiva, capace di proteggere, promuovere e integrare. Avvertiamo in maniera inequivocabile che la via per salvare la nostra stessa umanità dalla volgarità e dall’imbarbarimento passa dall’impegno a custodire la vita. Ogni vita. A partire da quella più esposta, umiliata e calpestata. Roma, 19 luglio 2018 La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana
Campo famiglie a Voltago Agordino
Ci sono ancora posti disponibili per le famiglie che volessero partecipare alla SETTIMANA ESTIVA FAMIGLIE che si terrà a Voltago Agordino dal 19 al 26 Agosto prossimi. Il costo per i genitori è di 30 euro persona al giorno, per i figli di qualsiasi età 15 euro al giorno. Per ulteriori informazioni rivolgersi A Valeria e Tony Piccin cel. 3205328595.
Sagra di S. Lorenzo a Poggiana
Nei giorni 9-10-11 agosto si terranno i festeggiamenti in onore del nostro patrono San Lorenzo. Siete tutti invitati a partecipare agli eventi liturgici e allo stand gastronomico aperto ogni sera.
Ogni mercoledì alle ore 21.00 in oratorio a Poggiana si svolgerà una riunione per l’organizzazione della festa. Chi ha piacere di dare una mano è ben accetto. Per informazioni rivolgersi a Nicola Bernardi 3351283177.
Don Pierluigi Guidolin è tornato alla Casa del Padre
Don Pierluigi Guidolin, già rettore del nostro Seminario Diocesano, è tornato alla Casa del Padre giovedì scorso, 7 giugno. I funerali si sono svolti sabato 9 giugno. Scrivendo recentemente a una persona amica, così parlava di come stava vivendo la sua malattia: “Questa malattia mi porta all’essenziale di ciò che ho creduto e decido oggi di credere, soprattutto verso Dio; mi conduce all’essenziale di ciò che ho vissuto finora, in particolare le relazioni con gli altri. E’ un percorso che mi ritrovo a compiere, eppure, per certi versi non mi spiace di compiere. E’ un viaggio verso di me e verso il senso della vita, di ogni vita. E’ una strada di affidamento a Dio, per la guarigione che i medici non possono promettere e perla salvezza che Gesù mi ha promesso e già condiviso nel giorno del battesimo. La sfida più grande non è guarire ma amare, lo è sempre stata oggi ha solo alcune particolari caratteristiche. Perché amare come Gesù è già sperimentare la risurrezione della mia carne, della mia umanità fragile e malata.”
Denuncia dei redditi e 5 per mille....
Anche quest’anno in occasione della denuncia dei redditi è possibile devolvere il 5 per mille al Centro ricreativo parrocchiale firmando sul primo riquadro “sostegno delle organizzazioni non lucrative… associazioni di promozione sociale…” e indicando il codice fiscale della nostra associazione: 90010060268. Grazie per il sostegno e per la fiducia.
Grest 2018 a Vallà
Anche quest’anno riparte la magnifica esperienza del Gr.est. per tutti i bambini e le bambine, per tutti i ragazzi e le ragazze dalla Prima Elementare (frequentata quest’anno) alla Terza Media.
Date iscrizioni: DOMENICA 13 maggio e 20 maggio dalle 10 alle 12 Presso Centro Parrocchiale di Vallà
27 aprile: festa di San Liberale
San Liberale, patrono di Treviso e Castelfranco Veneto, nacque ad Altino, l'antica città romana tra Padova e Aquileia, da una ricca famiglia pagana, nobile, di grado equestre. Altino potrebbe chiamarsi « madre di città » perché quando venne distrutta dai barbari e abbandonata dalla popolazione, i suoi abitanti dettero vita, sulle isole della laguna, a nuove città: Torcello, Malamocco e la stessa Venezia. Fin da giovane volle farsi soldato e si convertì al cristianesimo con lo scopo di fare penitenza, soccorrere i poveri e pregare. Fu istruito dal vescovo di Altino, Eliodoro che, in quel periodo, rinunciò all’episcopato, non sentendosi più in grado di fronteggiare la diffusione dell’eresia ariana, e si rifugiò eremita nelle lagune venete. Una leggenda narra che gli eretici fecero prigioniero Liberale chiudendolo in una cassa, dove sopravvisse cantando i salmi. Si racconta poi che, mentre era alla ricerca del suo tutore Eliodoro per convincerlo a ritornare come vescovo, vista l’incapacità del suo successore Ambrogio a fronteggiare gli eretici, incontrò il suo angelo custode, in forma d'uomo dall'aspetto risplendente, che lo incoraggiò ma gli preannunciò vicina la morte. Liberale, visitate un'ultima volta le chiese della città e dei dintorni, andò a Castrazone ove era una chiesa dedicata a San Lorenzo. Non trovando modo di raggiungere l'isola dov'era Eliodoro, si fermò là, conducendo vita eremitica. Di lì a poco, intorno al 400, un 27 di aprile, morì colpito da grave malattia; Le sue reliquie vennero deposte con venerazione nella cattedrale di Altino, dentro un'arca marmorea. Il corpo di San Liberale, come quello dei martiri Teonisto, Tabra e Tabrata, sarebbe stato portato a Treviso dagli abitanti di Altino, quando, nel 452, sotto la minaccia degli Unni di Attila o piú tardi, sotto quella dei Longobardi, si rifugiarono numerosi in quella città, nella cui diocesi restarono incorporati definitivamente anche Altino e il suo territorio. Invece la sede vescovile, nel 639, se non anche piú tardi, passò a Torcello, dove il doge Andrea Dandolo (1354), e poco dopo il domenicano Pietro Calò, affermarono essere stati portati anche i corpi di Liberale, Teonisto, Tabra e Tabrata, per essere collocati in quella cattedrale. Però la presenza e il culto a Treviso di quei corpi santi sono attestati, a cominciare dal 1082, da un crescendo di testimonianze monumentali ed archivistiche man mano che ci si avvicina alla fondazione, nel 1360 o nel 1365, della Confraternita di San Liberale da parte del Beato Enrico di Treviso. Fin dal sorgere del libero comune nel secolo XII, Liberale, cavaliere di Altino, era stato proclamato patrono di Treviso, pur restando gli apostoli Pietro e Paolo titolari della cattedrale. E patrono di Castelfranco Veneto lo vollero fin da principio i cittadini mandati da Treviso nel 1199 a fondare quel castello. La sua tomba a Treviso è nella cripta della cattedrale e la sua festa è il 27 aprile.
Celebrazione dei Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana a Vallà.
Anche nella nostra parrocchia di Vallà abbiamo avuto la bella occasione, durante la cerimonia del Giovedì Santo per i riti di accoglienza e nella Veglia Pasquale per il conferimento dei Sacramenti, di accogliere nella comunità cristiana una ragazza quindicenne, Sara Moufadil, che è stata accompagnata nella preparazione da una nostra catechista e sostenuta in questa sua scelta da qualche brava amica di scuola, dalla mamma e in particolare dalla zia.
La cerimonia è stata curata dal parroco don Daniele Vettor ed è risultata particolarmente suggestiva per le persone presenti alla Veglia del Sabato Santo.
È stato un evento straordinario molto sentito da tutti come un modo nuovo di evangelizzazione, diverso dalla tradizionalità a cui siamo abituati, ossia di una fede non più trasmessa dal contesto tradizionale, ma per una scelta personale di conversione.
Questo evento ha rappresentato la prima tappa del cammino formativo che seguirà nel tempo per un graduale avvio alla pratica cristiana e un completo inserimento nella comunità.
Festa dell'Annunciazione del Signore
Un incontro unico Maria e Nazareth: nomi accomunati dalla caratteristica di un'apparente insignificanza, a riprova del fatto che Dio ama incontrare ciò che è piccolo, sconosciuto. Questo privilegio fa parte della sua misericordia. Proprio in quel luogo, proprio per quella giovane donna, l'incontro è segnato da un saluto del tutto speciale: "Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te". Ci troviamo ad un livello di saluto profondo che rinsalda il cuore e squaderna orizzonti nuovi. Il Signore sta dicendo a Maria di averle dato la sua grazia, vale a dire la totalità dei doni che una volta ricevuti non lasciano come prima, ma trasformano, fanno nuovi, abilitano a compiere quanto Lui stesso chiede. Maria percepisce la grandezza dell'incontro, per questo è "turbata": di cosa sarà portatore quell'incontro e saluto? Ella sente il bisogno di riservarsi un tempo. Scrive bene l'Evangelista appuntando che la Vergine non risponde immediatamente, ma invoca per sé un tempo di prolungata riflessione, come se si raccogliesse in un dialogo amoroso col suo Signore.
Un incontro che crea sconcerto Attraverso il suo Angelo, è Dio in persona che viene nuovamente incontro a Maria, mostrando un'iniziativa che non la schiaccia, ma la corrobora. Le assicura di essere al suo fianco e di averle già garantito la sua grazia perché possa concepire un figlio, darlo alla luce e chiamarlo Gesù (cfr. il v. 31): egli "Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo". L'Angelo parla dando compimento alle profezie di Isaia (7,14) e di Natan (2Sam 7,12-16): il re che doveva discendere dalla casa di Davide, sta per venire nel mondo! Dio, che non poteva prima essere neppure visto, sta per essere concepito. La promessa si fa ora realtà per la nostra salvezza. Il Signore garantisce, spiega, e Maria, così come è proprio di un incontro, senza voler oscurare l'iniziativa del suo Dio, chiede spiegazione: "Come avverrà questo?". Non pare proprio di poter leggere in ciò una qualche difficoltà da parte sua, quanto piuttosto l'esplicitazione di un sentimento di totale spoliazione di sé per amore: Dio crea sconcerto anche in chi lo accoglie e decide per Lui!
Il frutto dell'incontro Il dialogo, nota tipica di questo incontro, continua. Il Signore mediante il suo Angelo delinea ora la potenza della propria azione che si compirà per mezzo dello Spirito Santo, che è Spirito creatore e datore di vita; è la sua onnipotenza creatrice che avvolge di sé una creatura! Come unico è l'intervento dell'Onnipotente nella vita della donna di Nazareth che per sempre sarà detta beata, altrettanto unica è la santità del Bambino promesso: Santo è il nome di colui che nascerà, perché costui è Dio stesso che si fa uomo. Il Signore crea in Maria un cuore immune da ogni macchia: ora in quel cuore purissimo Egli chiede, non impone, di poter porre la propria dimora, riversando lì tutto il bene che serbava in cuor suo. Di fronte alla richiesta del Signore, Maria "piena di grazia" si proclama sua "serva" e dichiara completa disponibilità: "Avvenga per me secondo la tua parola". Ecco come si conclude questo incontro che non smette di sorprenderci, malgrado lo conosciamo quasi a memoria! A quel meraviglioso "Voglio" di Maria, Dio scende in lei con la forza dello Spirito Santo, la rende feconda ed esaltandone la verginità la rende Madre del Cristo. A tanto Ella arriva perché permette al Signore di incontrarla e perché ascoltandolo entra in intimo dialogo con Lui! L'ascolto e la pratica della Parola, fanno sì che ogni suo incontro non rimanga infruttuoso. In Maria il frutto è ineguagliabile: è Gesù, il Frutto Benedetto del suo grembo.
Iniziative di carità
Al centro della chiesa la cassetta per la raccolta delle offerte secondo l’iniziativa “Un pane per amor di Dio”. Un pane per amor di Dio è il nome dell’iniziativa, promossa nelle diocesi del Triveneto fin dal 1962 e proposta ogni anno a tutte le parrocchie come parte integrante del cammino quaresimale. Questa grande colletta diocesana è destinata a costituire il fondo primario al quale attingere per sostenere i tanti missionari e missionarie, preti diocesani e laici volontari in servizio al Vangelo e ai poveri presso altre Chiese, in varie parti del mondo. La Colletta, oltre a far diventare condivisione e solidarietà gli impegni di sobrietà che la Quaresima propone, è così anche segno di partecipazione concreta alla vita delle Chiese che ci sono sorelle. Inoltre ricordiamo l’iniziativa della “cesta della carità”. Ogni settimana raccogliamo dei prodotti a lunga conservazione secondo l’elenco riportato sotto. Tali prodotti andranno ridistribuiti a famiglie bisognose del nostro territorio. Calendario raccolta viveri
Prima settimana: Olio e pomodoro.
Seconda settimana: Latte.
Terza settimana: Tonno e scatolame vario.
Quarta settimana: Riso, farina e zucchero.
Quinta settimana: Prodotti di prima colazione.
Sesta settimana: Detersivo per bucato e stoviglie.
Ritiro adulti per operatori pastorali e catechisti
Sabato 17/03/2018 Ritiro Adulti rivolto a Tutti anche agli Operatori Pastorali e Catechisti, presso Casa Marina delle Dimesse - Cavallino Treporti (VE). Catechesi tenuta del nostro Parroco, possibilità delle confessioni e S. Messa. Pranzo presso la struttura. Visita nel pomeriggio alla Chiesa di S. Eliodoro – Altino (VE) Partenza da Poggiana ore 7.20 – Vallà 7.30 Rientro in serata verso le 18.00
Costo complessivo €. 30,00 con versamento di una quota di €. 10,00. Disponibilità fino a 50 posti.
Iscrizioni aperte fino al 11/03/2018 c/o: Marinetto Anna 0423746116; Sbeghen Assunta 0423748074; Lucietti Sonia 333/3625638; Cremasco Bruna 333/9929965
La compassione di Gesù e i lebbrosi del nostro tempo
Un lebbroso cammina diritto verso di lui. Gesù non si scansa, non mostra paura. Si ferma addosso al dolore e ascolta. Il lebbroso «porterà vesti strappate, sarà velato fino al labbro superiore, starà solo e fuori» (Levitico 13,46). Dalla bocca velata, dal volto nascosto del rifiutato esce un'espressione bellissima: «Se vuoi, puoi guarirmi». Con tutta la discrezione di cui è capace: «Se vuoi». E intuisco Gesù toccato da questa domanda grande e sommessa, che gli stringe il cuore e lo obbliga a rivelarsi: «Se vuoi». A nome di tutti i figli dolenti della terra il lebbroso lo interroga: che cosa vuole veramente Dio da questa carne piagata, che se ne fa di queste lacrime? Vuole sacrifici o figli guariti? Davanti al contagioso, all'impuro, un cadavere che cammina, che non si deve toccare, uno scarto buttato fuori, Gesù prova «compassione». Il Vangelo usa un termine di una carica infinita, che indica un crampo nel ventre, un morso nelle viscere, una ribellione fisica: no, non voglio; basta dolore! Gesù prova compassione, allunga la mano e tocca. Nel Vangelo ogni volta che Gesù si commuove, tocca. Tocca l'intoccabile, toccando ama, amando lo guarisce. Dio non guarisce con un decreto, ma con una carezza. La risposta di Gesù al «se vuoi» del lebbroso, è diretta e semplice, una parola ultima e immensa sul cuore di Dio: «Lo voglio: guarisci!». Me lo ripeto, con emozione, fiducia, forza: eternamente Dio altro non vuole che figli guariti. È la bella notizia, un Dio che fa grazia, che risana la vita, senza mettere clausole. Che adesso lotta con me contro ogni mio male, rinnovando goccia a goccia la vita, stella a stella la notte. E lo mandò via, con tono severo, ordinandogli di non dire niente. Perché Gesù non compie miracoli per qualche altro fine, per fare adepti o per avere successo, neppure per convertire qualcuno. Lui guarisce il lebbroso perché torni integro, perché sia restituito alla sua piena umanità e alla gioia degli abbracci. È la stessa cosa che accade per ogni gesto d'amore: amare «per», farlo per un qualsiasi scopo non è vero amore. Quanti uomini e donne, pieni di Vangelo, hanno fatto come Gesù e sono andati dai lebbrosi del nostro tempo: rifugiati, senza fissa dimora, tossici, prostitute. Li hanno toccati, un gesto di affetto, un sorriso, e molti di questi, e sono migliaia e migliaia, sono letteralmente guariti dal loro male, e sono diventati a loro volta guaritori. Prendere il Vangelo sul serio ha dentro una potenza che cambia il mondo. E tutti quelli che l'hanno preso sul serio e hanno toccato i lebbrosi del loro tempo, tutti testimoniano che fare questo porta con sé una grande felicità. Perché ti mette dalla parte giusta della vita.