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La santità secondo papa Francesco

La santità secondo papa Francesco: Santi non sono superuomini, ma amici di Dio I Santi, sottolinea nella prima Festa di Ognissanti da Papa, il primo novembre 2013, sono “gli amici di Dio”, perché nella loro vita “hanno vissuto in comunione profonda con Dio”. Francesco traccia dunque un identikit dei Santi che, avverte subito, “non sono superuomini, né sono nati perfetti”. I Santi, ribadisce, “sono come noi, come ognuno di noi”, hanno vissuto “una vita normale”, ma hanno “conosciuto l’amore di Dio” e lo hanno “seguito con tutto il cuore, senza condizioni e ipocrisie”. Da che cosa dunque si riconosce questa Santità? “I Santi, risponde il Papa, sono uomini e donne che hanno la gioia nel cuore e la trasmettono agli altri”. La gioia, dunque, tratto distintivo dei Santi, in contrapposizione alla “faccia da funerale” che, lo dice tante volte, hanno alcuni cristiani che non vivono bene la loro fede.

Tutti i cristiani sono chiamati alla santità, nessuno escluso Altra caratteristica dei Santi è l’umiltà. Nell’omelia mattutina a Casa Santa Marta, il 9 maggio 2014, Francesco si sofferma sulla figura di San Giovanni Paolo II. E osserva che “il grande atleta di Dio” finisce “annientato dalla malattia. Umiliato come Gesù”. La testimonianza di Karol Wojtyla, rammenta, mostra che la regola della santità “è diminuire perché il Signore cresca” e per questo occorre “la nostra umiliazione”. Nulla di più lontano dunque dall’immagine di persone con “superpoteri”. “La differenza tra gli eroi e i Santi – spiega ancora in quella omelia – è la testimonianza, l’imitazione di Gesù Cristo: andare sulla via di Gesù”. Altro tema particolarmente a cuore a Jorge Mario Bergoglio è “l’universale vocazione alla santità”. A questo dedica l’udienza generale del 19 novembre 2014. “Tutti i cristiani, in quanto battezzati – sottolinea – hanno uguale dignità davanti al Signore e sono accomunati dalla stessa vocazione che è quella alla santità”. Questa, afferma il Papa, “è un dono che viene offerto a tutti, nessuno escluso, per cui costituisce il carattere distintivo di ogni cristiano”. E aggiunge che “per essere Santi, non bisogna per forza essere vescovi, preti o religiosi”, “tutti siamo chiamati a diventare Santi”. Anche i Santi hanno i loro peccati, ma sanno pentirsi e chiedere perdono Francesco mette in guardia da un’idea dei Santi con “la faccia da immaginetta”. E’ qualcosa di molto più profondo ed è alimentata da gesti, “tanti piccoli passi”, che ognuno può compiere laddove vive e lavora. “Ogni stato di vita – è la sua esortazione – porta alla santità, sempre!”. Un anno dopo, il primo novembre 2015, nella Messa al Cimitero del Verano, Francesco si sofferma sulla “strada per raggiungere la vera Beatitudine”, la santità. E osserva che i Santi sono miti e pazienti. Una via, quella della mitezza e della pazienza, che ha percorso Gesù. Nel 2016 torna più volte sul tema nelle Messe a Casa Santa Marta. Il 19 gennaio, incentrando l’omelia su Davide, annota che anche nella vita dei Santi ci sono tentazioni e peccati. La vita del re d’Israele è eloquente al riguardo: Santo e peccatore. Aveva i suoi peccati, “é stato anche un assassino”, ma alla fine li riconosce e chiede perdono. Una storia, conclude il Papa, che fa pensare che “non c’è alcun Santo senza passato, neppure alcun peccatore senza futuro”. Il 24 maggio avverte invece che la santità “non si può comprare e non si vende”. E’ un dono da accogliere. Un dono e un cammino. “La santità – sottolinea Francesco – è un cammino alla presenza di Dio” e “non può farlo un altro nel mio nome”. “Un cammino – dice ancora – che si deve fare con coraggio, con la speranza e con la disponibilità di ricevere questa grazia”.